Quanto alla responsabilità dell'amministratore di sostegno nei rapporti con i terzi, la norma di riferimento, che trova applicazione anche all'amministrazione di sostegno, è l'art. 2043 c.c., che consacra il principio del neminem__laedere. In particolare, l'amministratore di sostegno risponde dei danni provocati a terzi per gli atti compiuti e per le obbligazioni assunte in nome e per conto del beneficiario senza le prescritte autorizzazioni del giudice tutelare.

La riforma del 2004 non ha considerato alcuni aspetti importanti sui quali la nuova legge è venuta ad incidere: si pensi, ad esempio, alle norme relative alla responsabilità civile riguardanti l'illecito civile commesso dal beneficiario. Ciò rende necessario coordinare la normativa vigente (artt. 2043, 2046, 2047, 2048 c.c.) con la nuova disciplina. Ci si chiede, in particolare, i) se siano applicabili all'amministratore di sostegno le norme relative all'illecito civile posto in essere dall'incapace e se il beneficiario sia da considerare un incapace e, inoltre, ii) se sia ipotizzabile una sua responsabilità ex art. 2047 c.c. per mancata sorveglianza del beneficiario che ha cagionato danni a terzi.

Per quanto riguarda il primo interrogativo, va rilevato che il nuovo istituto si caratterizza per la conservazione della capacità di agire in capo al beneficiario "per tutti gli atti che non richiedono la rappresentanza esclusiva o l'assistenza necessaria dell'amministratore di sostegno" (art. 409, comma primo, c.c.). Ciò si traduce in un ribaltamento della logica incapacitante che soprintendeva l'applicazione dell'interdizione e dell'inabilitazione.

Di conseguenza il giudice dovrà effettuare una valutazione caso per caso, verificando se il soggetto amministrato fosse o meno capace di intendere e di volere al momento in cui ha commesso il fatto illecito. Si tratterà, quindi, di svolgere un'indagine sulla capacità naturale del soggetto.

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